Da lunedì 6 aprile la Pastorale familiare della Diocesi di Asti dispone un nuovo canale Telegram: restiAMO in Famiglia per fornire spunti di riflessione per vivere al meglio le relazioni familiari.
Il titolo scelto per questo nuovo modo di comunicare rimanda ad alcune parole chiave: “re” richiama la reciprocità, per condividere le nostre gioie, creare opportunità e ricambiarle; “sti” la stima nei confronti del coniuge e “Amo” l’amore. Il tutto da vivere in famiglia”.
Sul canale Telegram verranno offerti ogni giorno, dal lunedì al sabato, spunti di riflessione su temi legati ai valori della famiglia in video da 3/4 minuti che vedranno protagonisti, di volta in volta, don Delmastro e le coppie che fanno parte della commissione della Pastorale.
C’è il rischio di vivere questo tempo di emergenza sanitaria chiudendosi in sé stessi, isolandosi dagli altri o, peggio, cadendo nello sconforto. Per questo proponiamo un piccolo momento quotidiano per vivere in maniera diversa la quarantena, riscoprire il silenzio, gioire della grazia sacramentale, trasformare le difficoltà in spunti di dialogo, crescita e scoperta di nuovi modi per vivere appieno le relazioni familiari.
Questa iniziativa si affianca al servizio di ascolto diretto “Sos famiglia”, già attivo da alcuni mesi, avviato ed organizzato dalla Pastorale familiare della Diocesi di Asti.
L’obiettivo è aiutare le coppie in crisi per i più disparati motivi, dalla gestione dei figli alle ragioni di tipo relazionale attraverso l’attivazione di un numero telefonico (0141/1706833) che prevede un servizio di ascolto diretto il sabato dalle 15 alle 17 e un servizio di segreteria telefonica durante il resto della settimana, grazie al quale le persone vengono richiamate non appena possibile.
Un’opportunità, rilanciata in questi giorni in cui aumentano le necessità di relazione, per disporre di un servizio, supplementare, di accompagnamento e smistamento delle richieste di aiuto a seconda del problema esposto. Non la sostituzione ai professionisti o ai servizi socio – assistenziali già esistenti in Diocesi e sul territorio, ma l’ascolto per cercare di dare una prima risposta ai bisogni delle persone andando ad utilizzare le professionalità dedicate.